Relazione tra frequenza cardiaca alla dimissione e mortalità dopo infarto miocardico acuto nei pazienti sottoposti a intervento coronarico percutaneo


Nei pazienti con malattia coronarica, il valore prognostico della frequenza cardiaca è stato valutato principalmente nei soggetti con disfunzione ventricolare sinistra.

I pazienti con infarto miocardico acuto con innalzamento del tratto ST ( STEMI ), al momento, sono trattati con intervento coronarico percutaneo ( PCI ) e in questa popolazione di pazienti non è stato studiato il rapporto tra frequenza cardiaca e mortalità nel corso di un follow-up superiore a 1 anno.

La popolazione di uno studio ha incluso 1.453 pazienti con infarto STEMI, sottoposti a PCI primario.
La frequenza cardiaca a riposo è stata misurata prima della dimissione e tutti i pazienti sono stati seguiti in modo prospettico.

Gli endpoint sono stati definiti come mortalità per tutte le cause e mortalità cardiovascolare. Il follow-up ha avuto una durata di 40 mesi.

Durante questo periodo, 83 pazienti ( 6% ) sono deceduti, di cui 52 ( 4% ) per malattie cardiovascolari. Dopo aggiustamento per i parametri che riflettono una dimensione infartuale maggiore e la presenza di insufficienza cardiaca, la frequenza cardiaca al momento della dimissione è rimasta un forte predittore di mortalità.

I pazienti con una frequenza cardiaca maggiore a 70 bpm hanno avuto un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare di 2 volte a un follow-up di 1 e 4 anni, rispetto ai pazienti con una frequenza cardiaca inferiore a 70 bpm.

Inoltre, ogni aumento di 5 bpm della frequenza cardiaca alla dimissione è stato associato a un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare del 29% e 24% a 1 e 4 anni di follow-up, rispettivamente.

In conclusione, nei pazienti con infarto STEMI trattati con PCI primaria e terapia medica ottimale, la frequenza cardiaca al momento della dimissione è stata un importante predittore di mortalità fino a 4 anni di follow-up anche dopo aggiustamento per i parametri che riflettono una dimensione infartuale maggiore e la presenza di insufficienza cardiaca. ( Xagena2012 )

Antoni ML et al, Eur Heart J 2012; 33: 96-102



Cardio2012



Indietro

Altri articoli

Il profilo beneficio-rischio della Bivalirudina ( Angiox ) rispetto alla terapia anticoagulante con Eparina nei pazienti con infarto miocardico senza...


Il beneficio della rivascolarizzazione completa nei pazienti più anziani ( 75 anni di età e oltre ) con infarto miocardico...


Le linee guida per l'infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST ( STEMI ) raccomandano un trattamento farmaco-invasivo se l'intervento...


Precedenti studi randomizzati di Bivalirudina ( Angiox ) versus Eparina nei pazienti con infarto miocardico con sopraslivellamento del segmento ST...


Precedenti studi con ecocardiografia bidimensionale senza contrasto hanno riportato una incidenza di trombi nel ventricolo sinistro dal 3% al 24%...


La disfunzione ventricolare sinistra postinfartuale residua e significativa, nonostante un intervento coronarico percutaneo ( PCI ) tecnicamente riuscito per infarto miocardico con sopraslivellamento ST...


In una analisi secondaria dello studio SECURE-PCI, una dose di carico periprocedurale di Atorvastatina ( Lipitor, Torvast ) ha ridotto...


La gestione dell'infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST ( STEMI ) coinvolge l'intervento coronarico percutaneo ( PCI ) primario, con...


Dallo studio randomizzato NORSTENT è emerso che gli stent medicati di seconda generazione e gli stent di metallo nudo presentavano...


La trombectomia durante l'intervento coronarico percutaneo primario ( PPCI ) per infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST ( STEMI...